Dichiarazione dei poeti (Déclaration des poètes)

Patrick Chamoiseau
22 giugno 2024
Banksy, The migrant child

Da Frères migrants, Ed. du Seuil, 2017

La solenne “Dichiarazione dei poeti” è tratta dal libro Frères migrants, un testo politico e poetico che è anche un appello, un manifesto e una preghiera: atto di resistenza alla barbarie in un momento storico in cui la nostra umanità vacilla e sembra perdere i suoi fondamenti: “Questo crollo genera una perdita dell’etica, e quando l’etica fallisce è la bellezza che cade […] quando l’umano non è più identificabile con l’umano, è la barbarie”.

Chi migra? O piuttosto, chi non migra? Chi vive senza circolare e far circolare, scrivere e far scrivere? Eppure, qua e là, i migra(n)ti sono espatriati o paria. Ci sono tutte le ragioni del mondo per oltrepassare i confini, per collegare i punti del mondo. Il primo di questi è un immaginario, uno slancio vitale che riconfigura le vite possibili, “il richiamo segreto di ciò che esiste altrimenti”. Patrick Chamoiseau lega questa aspirazione a un pensiero non della mondializzazione ma della mondialità: “Attraverso le sue silenziose alchimie, la mondialità diffonde in noi la presenza di un invisibile più ampio del nostro luogo, di una parte di noi più ampia di noi stessi. [...] Cittadini di questa mondialità (che le geografie capitaliste ignorano sempre), eccoli, inclassificabili - al tempo stesso clandestini banditi espulsi esclusi esiliati desolati viaggiatori chiassosi rifugiati espatriati rimpatriati mondializzati e demondializzati, buttati in acqua o annegati, richiedenti asilo, cercatori di tutto ciò che può mancare alle virtù di questo mondo, cercatori di un'altra cartografia della nostra umanità!” (Frères migrants)

DICHIARAZIONE DEI POETI

1. I poeti dichiarano: Né orfano, né senza effetti, il dolore non ha frontiere!

2. I poeti dichiarano che nell’indefinito dell’universo sta l’enigma del mondo, che in questo enigma sta il mistero del vivente, che in questo mistero palpita la poesia dell’umanità: nessuno può essere privato dell’altro!

3. I poeti dichiarano che il mutuo compimento dell’universo, del pianeta, del vivente e degli esseri umani può essere concepito solo in una pienezza orizzontale del vivente – quel modo di stare nel mondo per cui l’umanità cessa di essere una minaccia per sé stessa. E per ciò che esiste …

4. I poeti dichiarano che con il regno dell’attuale potenza, sotto il giogo di questa gloria, sono sorte le sfide che minacciano la nostra esistenza su questo pianeta; che, pertanto, tutto ciò che esiste di sensibile, vivente o umano sotto il nostro cielo ha il diritto, il dovere di allontanarsene e di concorrere in maniera molto umana, o in un’altra ancora più umana, alla sua scomparsa.

5. I poeti dichiarano che andare-e-venire e cambiare rotta lungo le rive del mondo è un Diritto poetico, cioè: una decenza che si innalza sopra tutti i Diritti conosciuti per proteggere la componente più preziosa della nostra umanità; che andare-e-venire e cambiare rotta è un omaggio offerto a coloro verso cui si va, a coloro presso i quali si passa, ed è una celebrazione della storia umana onorare la terra intera con i propri slanci e i propri sogni. Ognuno può decidere di vivere questa celebrazione. Ognuno può trovarsi un giorno costretto a viverla o a riviverla. E ognuno, nella sua forza di agire, nel suo potere di esistere, ha il dovere di averne la massima cura.

6. I poeti dichiarano che in materia di migrazioni individuali o collettive, trans-paesi, trans-nazioni e trans-mondi, nessuna penalizzazione può essere inflitta a nessuno e per nessuna ragione e che nessun reato di solidarietà deve decentemente esistere.

7. I poeti dichiarano che il razzismo, la xenofobia, l’omofobia, l’indifferenza all’Altro che viene che passa che soffre e che chiama sono indecenze che nella storia degli uomini hanno aperto la strada soltanto agli stermini, e che dunque non accogliere, anche per buone ragioni, colui che viene che passa che soffre e che chiama è un atto criminale.

8. I poeti dichiarano che una politica di sicurezza che lascia morire e sospende le libertà individuali in nome dell’Ordine pubblico contravviene al principio di Sicurezza che solo l’esercizio inalienabile indivisibile dei Diritti fondamentali può garantire.

9. I poeti dichiarano che una Costituzione nazionale o sovranazionale che non preveda procedure di accoglienza per coloro che passano che vengono e che chiamano contravverrebbe in egual modo alla Sicurezza di tutti.

10. I poeti dichiarano che nessun rifugiato, cercatore di asilo, migrante spinto da una necessità, espulso volontario, che nessun profugo poetico può apparire in qualsiasi luogo di questo mondo senza avere non un volto ma tutti i volti, non un cuore ma tutti i cuori, non un’anima ma tutte le anime. Che, pertanto, egli proviene dalla Storia profonda di tutte le nostre storie, incarna la storia delle nostre storie e, per questa ragione, diventa un simbolo assoluto della dignità umana.

11. I poeti dichiarano che mai più un uomo su questo pianeta dovrà calpestare una terra straniera – ogni terra gli sarà nativa -, né rimarrà ai margini di una cittadinanza – ogni cittadinanza lo toccherà con la sua grazia -, e che quest’ultima, attenta alla diversità del mondo, non deciderà i bagagli e gli strumenti culturali che a lui piacerà scegliere.

12. I poeti dichiarano che, quali che siano le circostanze, un bambino non può nascere al di fuori dell’infanzia; che l’infanzia è il sale della terra, il suolo del nostro suolo, il sangue di ogni sangue, che l’infanzia è dunque ovunque di casa, come il respiro del vento, la salubrità del temporale, la fecondità del fulmine, una priorità in tutto, da subito piena, cittadina d’ufficio.  

13. I poeti dichiarano che il Mediterraneo intero è ormai il Luogo d’omaggio a coloro che vi sono morti, che esso sostiene con le assise delle sue sponde un arco celebrante, aperto ai venti e aperto alle luci più tenui, che scandisce le lettere della parola ACCOGLIENZA per tutti, in tutte le lingue, in tutti i canti, e che questa parola è la sola etica del vivere-mondo.

14. I poeti dichiarano che le frontiere annunciano solo una partitura di ritmi e sapori, che non oppone ma accorda, che separa per riunire, che distingue per ricongiungere, e che pertanto nessun cerbero, nessun passatore [1] vi troverà da infierire, nessun desiderio vi troverà da soffrire.

15. I poeti dichiarano che ogni Nazione è Nazione-Relazione, sovrana ma solidale, offerta alla cura di tutti e responsabile di tutti sul tappeto delle sue frontiere.

16. Fratelli migranti, che il mondo vivete, che lo vivete ben prima di noi, fratelli di nessun dove, oh fratelli caduti, spogliati, ovunque trattenuti e detenuti, i poeti dichiarano in vostro nome che la volontà comune contro le forze brute sarà alimentata dai più piccoli impulsi. Che lo sforzo è, in ognuno di noi, nell’ordinario del quotidiano. Che la battaglia di ognuno è la battaglia di tutti. Che nello sforzo e nella grazia di ognuno lampeggia la felicità di tutti, fino a disegnare un mondo dove ciò che si riversa e si infrange sopra le frontiere si trasforma proprio là, da una parte e dall’altra dei muri e delle barriere, in cento volte cento volte cento milioni di lucciole! – una per conservare la speranza alla portata di tutti, le altre per garantire la vastità di questa bellezza contro le forze contrarie.

Paris, Genève, Guadeloupe, Rio, 

Porto Alegre, Cayenne, 

La Favorite.

Dicembre 2016.

Note:

1. Il passatore è colui che guida i migranti clandestini oltre frontiera.

(trad. di Angela Peduto)

DÉCLARATION DES POÈTES

        1 – Les poètes déclarent : Ni orpheline, ni sans effets, aucune douleur n’a de frontières !

        

        2 – Les poètes déclarent que dans l’indéfini de l’univers se tient l’énigme de notre monde, que dans cette énigme se tient le mystère du vivant, que dans ce mystère palpite la poésie des hommes : pas un ne saurait se voir dépossédé de l’autre !

        

        3 – Les poètes déclarent que l’accomplissement mutuel de l’univers, de la planète, du vivant et des hommes ne peut s’envisager que dans une horizontale plénitude du vivant – cette manière d’être au monde par laquelle l’humanité cesse d’être une menace pour elle-même. Et pour ce qui existe…

        

        4 – Les poètes déclarent que par le règne de la puissance actuelle, sous le fer de cette gloire, ont surgi les défis qui menacent notre existence sur cette planète ; que, dès lors, tout ce qu’il existe de sensible, de vivant ou d’humain en dessous de notre ciel a le droit, le devoir, de s’en écarter et de concourir d’une manière très humaine, ou d’une autre encore bien plus humaine, à sa disparition.

        

        5 – Les poètes déclarent qu’aller-venir et dévirer de par les rives du monde sont un Droit poétique, c’est-à-dire : une décence qui s’élève de tous les Droits connus visant à protéger le plus précieux de nos humanités ; qu’aller-venir et dévirer sont un hommage offert à ceux vers qui l’on va, à ceux chez qui l’on passe, et que c’est une célébration de l’histoire humaine que d’honorer la terre entière de ses élans et de ses rêves. Chacun peut décider de vivre cette célébration. Chacun peut se voir un jour acculé à la vivre ou bien à la revivre. Et chacun, dans sa force d’agir, sa puissance d’exister, se doit d’en prendre le plus grand soin.

        

        6 – Les poètes déclarent qu’en la matière des migrations individuelles ou collectives, trans-pays, trans-nations et trans-monde, aucune pénalisation ne saurait être infligée à quiconque, et pour quoi que ce soit, et qu’aucun délit de solidarité ne saurait décemment exister.

        

        7 – Les poètes déclarent que le racisme, la xénophobie, l’homophobie, l’indifférence à l’Autre qui vient qui passe qui souffre et qui appelle sont des indécences qui dans l’histoire des hommes n’ont ouvert la voie qu’aux exterminations, et donc que ne pas accueillir, même pour de bonnes raisons, celui qui vient qui passe qui souffre et qui appelle est un acte criminel.

        

        8 – Les poètes déclarent qu’une politique de sécurité qui laisse mourir et qui suspend des libertés individuelles au nom de l’Ordre public contrevient au principe de Sûreté que seul peut garantir l’exercice inaliénable indivisible des Droits fondamentaux.

        

        9 – Les poètes déclarent qu’une Constitution nationale ou supranationale qui n’anticiperait pas les procédures d’accueil de ceux qui passent qui viennent et qui appellent contreviendrait de même manière à la Sûreté de tous.”

       10 – Les poètes déclarent qu’aucun refugié, chercheur d’asile, migrant sous une nécessité, éjecté volontaire, aucun déplacé poétique, ne saurait apparaître dans un lieu de ce monde sans qu’il n’ait non pas un visage mais tous les visages, non pas un cœur mais tous les cœurs, non pas une âme mais toutes les âmes. Qu’il relève dès lors de l’Histoire profonde de toutes nos histoires, qu’il incarne dès lors l’histoire de nos histoires, et devient, par ce fait même, un symbole absolu de l’humaine dignité.

        

        11 – Les poètes déclarent que jamais plus un homme sur cette planète n’aura à fouler une terre étrangère – toute terre lui sera native –, ni ne restera en marge d’une citoyenneté – chaque citoyenneté le touchant de ses grâces –, et que celle-ci, soucieuse de la diversité du monde, ne saurait décider des bagages et outils culturels qu’il lui plaira de choisir.

        

        12 – Les poètes déclarent que, quelles que soient les circonstances, un enfant ne saurait naître en dehors de l’enfance ; que l’enfance est le sel de la terre, le sol de notre sol, le sang de tous les sangs, que l’enfance est donc partout chez elle, comme la respiration du vent, le salubre de l’orage, le fécond de la foudre, prioritaire en tout, plénière d’emblée et citoyenne d’office.

        

        13 – Les poètes déclarent que la Méditerranée entière est désormais le Lieu d’un hommage à ceux qui y sont morts, qu’elle soutient de l’assise de ses rives une arche célébrante, ouverte aux vents et ouverte aux plus infimes lumières, épelant pour tous les lettres du mot ACCUEIL, dans toutes les langues, dans tous les chants, et que ce mot constitue uniment l’éthique du vivre-monde.

         

        14 – Les poètes déclarent que les frontières ne signalent qu’une partition de rythmes et de saveurs, qui n’oppose pas mais qui accorde, qui ne sépare que pour relier, qui ne distingue que pour rallier, et que dès lors aucun cerbère, aucun passeur n’y trouvera à sévir, aucun désir n’y trouvera à souffrir.

        

        15 – Les poètes déclarent que toute Nation est Nation-Relation, souveraine mais solidaire, offerte au soin de tous et responsable de tous sur le tapis de ses frontières.

        

        16 – Frères migrants, qui le monde vivez, qui le vivez bien avant nous, frères de nulle part, ô frères déchus, déshabillés, retenus et détenus partout, les poètes déclarent en votre nom que le vouloir commun contre les forces brutes se nourrira des infimes impulsions. Que l’effort est en chacun dans l’ordinaire du quotidien. Que le combat de chacun est le combat de tous. Que le bonheur de tous clignote dans l’effort et la grâce de chacun, jusqu’à nous dessiner un monde où ce qui verse et se déverse par-dessus les frontières se transforme là même, de part et d’autre des murs et de toutes les barrières, en cent fois cent fois cent millions de lucioles ! – une seule pour maintenir l’espoir à la portée de tous, les autres pour garantir l’ampleur de cette beauté contre les forces contraires.

        

Paris, Genève, Guadeloupe, Rio,

Porto Alegre, Cayenne,

La Favorite,

décembre 2016.

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