
La de-civilizzazione. Le nuove logiche di dominio
Roland Gori, Dé-civilisation. Les nouvelles logiques de l'emprise, Ed. Les liens qui libèrent, 2025.
Pubblichiamo alcuni passaggi liberamente tratti dall’Introduzione.
IL CARATTERE DISTRUTTORE
È impossibile per uno psicoanalista attento alla sociologia non vedere [nel] deterioramento democratico [in corso] l'espressione di una pulsione di morte che fa prevalere il controllo burocratico e l'imposizione di un sistema ideologico autocratico sulla diversità e l'indeterminazione del vivente che, attraverso la parola, fa esistere la democrazia. Erich Fromm diceva che l'”amante della morte” è un ammiratore della forza che trasforma gli esseri viventi in automi sottomessi al suo dominio. A questo prezzo, è possibile considerare gli esseri umani come cose o funzioni, o addirittura numeri, da manipolare attraverso analisi logiche e assoggettare con la propaganda e la pubblicità. Vedremo in questo saggio come siano proprio le condizioni culturali e i modi della civiltà dei costumi che, in un certo momento e in una certa società, permettono agli autocrati, agli amanti della morte, di vendicarsi sulla vita di ciò che essa ha rifiutato loro. Lontano da qualsiasi psicologismo, metterò al centro del mio lavoro la cultura e la civiltà che si incarnano nelle pratiche sociali e nelle istituzioni, plasmano le abitudini dei cittadini, portano all'amore per la vita o al gusto del nulla.
Solo la parola vivente può riportare il soggetto alle sue responsabilità democratiche e incoraggiarlo a perseverare nel suo desiderio di vivere [...]
Il cinismo e il godimento della distruzione portano l'impronta della disperazione, che si trasforma in odio nei comportamenti perversi individuali e collettivi. In questo tipo di perversione, non si tratta tanto di comportamenti sessuali devianti quanto di posizioni psichiche che negano la realtà, deformandone la rappresentazione a scopi narcisistici. La manipolazione degli altri, la menzogna, il cinismo, l'indifferenza alla sofferenza altrui e l'impostura ne rappresentano i principali tratti clinici. Ma la perversione politica tipica della nostra epoca, dove si moltiplicano i regimi illiberali, non può essere ridotta a una psicopatologia della personalità dei governanti. Si nutre del crollo culturale e civile delle speranze democratiche, del loro legame con i liberalismi. Oggi, come alla fine del XIX secolo e negli anni Trenta, esiste una forte correlazione tra l'odio che nutre i desideri di vendetta e distruzione e l'impoverimento culturale ed economico delle società. Quando il miraggio del progresso, icona delle nostre società produttiviste, si dissolve all'orizzonte, la ferocia e la crudeltà si scatenano in una degradazione e distruzione generalizzate.
Solo la fiducia, la sincerità, l'amore, il desiderio di vivere e di creare - espressioni delle pulsioni di vita - possono costituire forze in grado di frenare e sfruttare a proprio vantaggio la violenza del desiderio di annientamento. La parola è il luogo, il teatro di questa tragedia, dove si decide il destino di tutti e di ciascuno […]
LA BRUTALITA’ COME POLITICA
Usando costantemente la forza contro le opposizioni politiche, contro i corpi intermedi, contro l'opinione pubblica, [in Francia] il potere di Macron ha perso il suo soffio vitale. Simone Weil ci ricorda la maledizione del vincitore che conquista la vittoria con la forza: “Tale è la natura della forza. Il potere che essa possiede di trasformare gli uomini in cose è duplice e si esercita su due versanti: pietrifica in modo diverso, ma ugualmente, gli animi di coloro che la subiscono e di coloro che la usano”. Basta confrontare la posizione del candidato Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali del 2017 e quella del presidente nel giugno 2024 per rendersi conto del paradosso che si osserva costantemente: l'esercizio della forza e delle sue prove consuma chi la usa e devitalizza chi ne abusa […]
Gli anni 2023 e 2024 in Francia e nel mondo ne danno una spettacolare dimostrazione. Dopo i mostruosi attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, che hanno causato la morte di oltre 1.200 persone in condizioni atroci e barbare, il governo israeliano ha avviato intense operazioni militari, massicce rappresaglie di natura punitiva e securitaria, ampiamente condannate dalla comunità internazionale. Le infrastrutture civili (scuole, ospedali), religiose (moschee) e le popolazioni prima sfollate e poi bombardate versano in uno stato terribile. La condanna del governo israeliano è massiccia e ha infiammato i campus in Francia e negli Stati Uniti. L'intensificazione del conflitto israelo-palestinese ha avuto ripercussioni in Francia dove, secondo il CRIF, nel 2023, dopo il 7 ottobre, gli atti antisemiti sarebbero aumentati del 1.000% (1.676 atti antisemiti registrati). L'esplosione prosegue nel 2024, con ripercussioni sulle elezioni legislative durante le quali il Rassemblement National - le cui origini antisemite sono peraltro storicamente evidenti - si propone come difensore degli ebrei francesi.
Notiamo per il momento che anche in questo periodo il ciclo infernale della violenza porta all'“imbarbarimento delle condotte” analizzato da Norbert Élias. Tornerò su questo punto. E che il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, fa prevalere la forza bruta contro le popolazioni civili palestinesi anziché la negoziazione con Hamas per la liberazione degli ostaggi. Ciò che la parola perde in potere sociale e immaginario, lo cede alla forza, che trasforma il vivente in materia inerte. Il sentimento della miseria e della vulnerabilità umana è condizione per la giustizia e l'amore. […]
QUANDO PENSARE DIVENTA UN CRIMINE
“E’ più facile tagliare teste che avere idee”, scriveva Camus nel 1946 […]
Come ha scritto Umberto Eco “il termine fascismo si adatta a tutto, perché anche eliminando uno o più aspetti di un regime fascista, sarà sempre possibile riconoscerlo come fascista”. Esisterebbe quello che egli chiama Ur-fascismo, un fascismo primitivo ed eterno sul quale ogni cultura innesta e coagula il proprio regime culturale specifico. L'irrazionalismo è uno dei fermenti del fascismo, che incita all'azione per l'azione: azione violenta e bellicosa, azione eroica e nazionalistica, dove ogni individuo diventa rappresentante della massa diretta da capi che disprezzano i deboli e gli stranieri. L'amore per la morte - il motto dei falangisti spagnoli era “Viva la morte” – induce a uno stato di guerra permanente, alla continua epurazione degli oppositori, all’odio per il pensiero e la cultura. Per questo fascismo originale, primitivo ed eterno, “il pensiero è una forma di evirazione” e “il sospetto verso il mondo intellettuale è sempre stato un sintomo di Ur-fascismo”. È in questo punto che ci troviamo […]
L'insoddisfazione, la frustrazione sociale, la precarietà materiale e simbolica sono i fermenti rivoluzionari dei movimenti di estrema destra che, come vedremo, si preparano da oltre quindici anni a conquistare il potere attraverso l'“egemonia culturale”. Questo concetto marxista, sviluppato da Antonio Gramsci, sostiene che il “dominio” politico passa attraverso il controllo dei sistemi educativi, la costruzione di norme sociali e culturali, l'occupazione degli spazi mediatici e la socializzazione dei cittadini con tutti i mezzi che creano il loro habitus. Con la sinistra che ha abbassato la guardia in questi ambiti e con la colonizzazione neoliberale che favorisce le classi sociali iper-privilegiate e gli oligarchi di un mondo globalizzato, si sono imposte nuove visioni del mondo.
Queste nuove ideologie - spesso derivate dai pensatori anti-illuministi dei secoli precedenti - hanno permesso all'estrema destra e alla destra radicale di riprendere vita, deviando la collera delle masse verso nuovi capri espiatori senza cambiare i sistemi di dominio e i regimi di proprietà […]
Ancora una volta ritroviamo il potere della rivoluzione fascista nella sua vocazione a nutrire gran parte delle tesi dell'estrema destra: "Il fascismo è allo stesso tempo il prodotto di una crisi della democrazia liberale e di una crisi del socialismo. È una rivolta contro la società borghese [...]. Il fascismo si presenta come espressione di una rottura che ha tutte i segni di una crisi di civiltà". Questo “nuovo” progetto culturale emerso in Europa negli anni Ottanta non rischia di produrre nuove versioni della de-civilizzazione che ha precipitato l'Europa nel caos alla vigilia della Seconda guerra mondiale?
(trad. di Angela Peduto)