Eracle. Le ambivalenze dell’eroe
“... poco avremmo a che fare con queste storie di dei, spesso estremamente complicate e incerte, tanto sono state trasformate dalla smemoratezza e dalla fantasia infinita e piacevole della nostra mente, poco avremmo a che fare con esse, se ciò che raccontano altro non fosse che la nostra stessa storia, anch'essa complicata e poco sicura, perché ogni esistenza umana è ugualmente piena di smemoratezza e di fantasia”. (Claude Mettra)
Eroe e semidio, Eracle appartenne alla generazione che precedette la guerra e la caduta di Troia e che affonda le sue radici a Creta e a Micene. Onnipresente nel tempo e nello spazio, il suo mito si espande da una riva all’altra del Mediterraneo, legittimando le imprese coloniali dei Greci grazie al suo perenne movimento e ai figli che lascia dietro di sé.
Narrato dai poeti, raffigurato sui vasi, nella pittura, nella statuaria, egli rinvia ora a valori eroici, ora al mistero del sacro, ora alla potenza del tragico o agli intrighi del comico. La sua figura attraversa i secoli, dalla Grecia arcaica fino alla modernità dove, in versioni più o meno semplificate e impoverite, conquista il cinema e le forme di cultura cosiddetta “popolare”. Reinventato da ogni epoca e nei diversi luoghi in funzione della cultura, della religione, dei modelli sociali, non sarebbe inesatto dire che esiste una pluralità di Eracli, non uno soltanto. Quale unità, quale coerenza cercare in colui che è insieme dio ed eroe, bruto e civilizzatore, invincibile e mortale, possente e asservito a un’altra volontà? Alcune di queste contraddizioni troveranno spazio nella giornata che gli dedichiamo, certi che il suo fascino immortale non cesserà di catturare, risvegliando nuovi modi di ascoltarne il mito.
(In collaborazione con la Comunità ellenica dell'Emilia Romagna e l'Università di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà)