Editoriale Gennaio 2024
Verso il 2024
Care amiche, cari amici,
avremmo voluto iniziare questo nuovo anno sotto il segno della pace e della giustizia.
Invece giorno dopo giorno assistiamo alla catastrofe dell’umano, annientato dai massacri a cui assistiamo increduli, sacrificato alla violenza e alla barbarie. L’anno 2023 rimarrà nella storia come l’orribile anno della guerra che la volontà di potenza ha scatenato ai confini orientali d’Europa e di quella che, ai bordi del Mediterraneo orientale, in una spirale apparentemente inarrestabile di odio si è abbattuta su vite innocenti e oggi non esita a colpire popoli interi. Sull’uno e l’altro fronte l’alba del nuovo anno ha portato solo il sinistro bagliore e il cupo frastuono delle armi. “Se la visione degli abitanti di Gaza che, da un inferno all'altro, vagano tra le rovine non risveglia il mondo, vuol dire che il mondo è diventato folle. Se il regime israeliano arma i suoi cittadini anziché liberare il popolo che colonizza, vuol dire che manda in un vicolo cieco due popoli. Se l’uso della forza continuerà a trionfare sulla ragione, nel disprezzo della giustizia, vuol dire che la comunità internazionale avrà scientemente e definitivamente sabotato le possibilità di pace”: così la scrittrice e saggista libanese Dominique Eddé sulle pagine dell’Orient-Le Jour.
Che cosa contrapporre alla furia della pulsione di morte se non la forza del legame? Legami di pensiero e di parola. Legami di lingue e di culture. E soprattutto, al fondo di ogni cosa, il legame con l’altro: uscita da sé verso l’altro, perché non si dà etica - né civiltà - senza che venga accettata la sfida dell’apertura all’altro e al mondo in cui viviamo. Nulla di più importante nel tragico tempo storico che attraversiamo.
Il nostro augurio è che ciascuno di noi, pur nel fragile ruolo che a ciascuno compete – e poco importa che sia passione d’intellettuale, talento d’artista o semplice ostinazione a far bene il proprio mestiere -, assuma questo compito, nella vita individuale come in quella collettiva.
Valgono oggi come negli anni dell’immediato dopoguerra, quando furono scritte, le parole di Albert Camus: invito a non rinunciare, arrendendosi interamente alla storia e ai suoi momenti sanguinosi, a quella parte di noi, “non meno vera della parte consegnata alla storia”, che ritroviamo “al cospetto della bellezza e dei volti”. A non abdicare allo spirito, benché questo sia sempre in ritardo sul mondo dal momento che “la storia corre mentre lo spirito medita”. E a difendere - instancabilmente - il dialogo e la parola, anche quando sembrano vinti, perché se “è vero che non possiamo sfuggire alla storia, dato che ci siamo dentro fino al collo, è anche vero che possiamo cercare di lottare, dentro la storia, per preservarne quel fattore umano che sembra non appartenerle”.
Il lavoro di OfficinaMentis nel 2024
OfficinaMentis porterà avanti anche quest’anno il suo doppio lavoro, di formazione alla psicoanalisi e di diffusione della cultura umanistica, nell’irrinunciabile convincimento che l’una e l’altra sono potenze di civilizzazione e umanizzazione.
L’attività di formazione alla psicoterapia psicoanalitica proseguirà per tutto il 2024, grazie alla supervisione clinica, all’approfondimento teorico, allo studio dei testi.
La supervisione che viene praticata in seno all’associazione è portata avanti dalla dott.ssa Mariangela Pierantozzi e si ispira al pensiero e alla tecnica del celebre psicoanalista francese Conrad Stein; si tratta di un lavoro di gruppo dove importanza fondamentale è data alle associazioni libere formulate dai partecipanti e all’ascolto dei movimenti controtransferali che accompagnano il percorso di cura. I gruppi di supervisione sono due, uno si tiene il giovedì sera, l’altro il sabato mattina, entrambi a cadenza mensile.
Il lavoro di lettura e discussione condivisa di testi che hanno contribuito allo sviluppo del pensiero psicoanalitico è un momento fondamentale nella formazione alla pratica psicoterapeutica. OfficinaMentis offre da anni questa esperienza con un gruppo che si riunisce a periodicità mensile e che nel 2024 continuerà a incontrarsi con il coordinamento e il contributo della dott.ssa Giuliana Gagliani.
Prosegue il lavoro su psicoanalisi e cinema. Nate più o meno nello stesso periodo (intorno al 1895) psicoanalisi e cinema intrattengono una relazione tanto privilegiata quanto tumultuosa: l’una, in quanto teoria dell’inconscio, ha a che fare con l’invisibile, l’altro, il cinema, è immagine catturata ed esteriorizzata sullo schermo. E tuttavia, non c’è dubbio che certi film favoriscono o sollecitano una comunicazione con l’inconscio. Su questi temi lavora il gruppo coordinato dalla dott.ssa G. Gagliani.
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Angela Peduto, presidente di OfficinaMentis